|
|
|
Si discuteva dei problemi dello Stato,
si andò a finire sull'hascish legalizzato, che casa mia pareva quasi il parlamento, erano in quindici, ma mi parevan cento. Io che dicevo: "Beh, ragazzi andiamo piano, il vizio non è stato mai un partito sano". E il più ribelle mi rispose un po' stonato e, in canzonetta, lui polemizzò così: "Che bello, due amici una chitarra e lo spinello, e una ragazza giusta che ci sta, e tutto il resto che importanza ha? Che bello, se piove porteremo anche l'ombrello, in giro per le vie della città, per due boccate di felicità". "Ma l'opinione - dissi io - non la contate? E che reputazione, dite un po', vi fate? La gente giudica, voi state un po' in campana." Ma quello, invece di ascoltarmi, continuò: "Che bello, col pakistano nero e con l'ombrello, e una ragazza giusta che ci sta, e tutto il resto che importanza ha?" Così, di casa li cacciai senza ritegno, senza badare a chi mi palesava sdegno. Li accompagnai per strada e, chiuso ogni sportello, tornai in cucina e tra i barattoli uno che: "Che bello, col giradischi acceso e lo spinello, non sarà stato giusto, si lo so, ma in 15 eravamo troppi o no?". E questa, amici miei, è una storia disonesta, e puoi cambiarci i personaggi, ma quanta politica ci puoi trovar. |
|
|
|
|